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Uova al “fipronil”: la situazione italiana

La contaminazione delle uova da fipronil è oramai purtroppo conclamata per tutta l’Europa. Inizialmente sembrava circoscritto agli allevamenti olandesi e belgi, ma in breve tempo le uova incriminate sono state rinvenute, anche come derivati, in molti altri stati, in primis in Germania. Non volendo entrare nei dettagli sui possibili ritardi nell’allerta da parte di questi stati (Belgio in particolare dove il ritardo sembra dovuto alla necessità di non violare il segreto istruttorio in un’inchiesta per frode nazionale), analizziamo la realtà italiana.

Cos’è il fipronil: Il fipronil è un biocida, principio attivo di antiparassitari utilizzati principalmente per gli animali domestici (cani e gatti). E’ un insetticida ad ampio spettro che disturba l’attività del sistema nervoso centrale dell’insetto impedendo il passaggio degli ioni cloruro attraverso il recettore del GABA e il recettore del Glu-Cl (presente nei parassiti in questione ma non nei mammiferi).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera il fipronil moderatamente tossico; quando viene assunto in quantità piccole può causare dolori addominali, nausea e vomito. In quantità elevate può causare invece danni renali, al fegato e alla tiroide. Solitamente i sintomi sono reversibili, almeno nelle forme meno gravi, e si risolvono una volta terminata l’esposizione alla sostanza.

L’uso del fipronil è vietato sugli animali destinati alla filiera alimentare.

Contaminazione delle uova: è avvenuta perché il fipronil è stato aggiunto in maniera illecita ad un prodotto, normalmente e lecitamente utilizzato nelle disinfezioni degli allevamenti avicoli.

In Italia dopo una prima fase di controllo non risultavano essere stati commercializzati lotti contaminati (come indicato anche dalle autorità belghe di controllo).

Data la particolare e potenziale gravità del caso, il Ministero della Salute in data 11 Agosto 2017 ha emesso una circolare, rivolta agli assessorati regionali e province autonome servizi veterinari e agli istituti zooprofilattici sperimentali, nelle quale indicava un piano di campionamento ed analisi da svolgersi su tutto il territorio nazionale presso gli stabilimenti di classificazione ed imballaggio delle uova, presso gli stabilimenti di trasformazione (ovoprodotti) e in aggiunta anche sulle carni di pollame ne sui prodotti composti.

Successivamente conseguentemente al ritrovamento dei primi campioni contaminati, in data 28 Agosto 2017 il Ministero in questione inviava una nuova circolare, rivolta questa volta anche ai carabinieri per la tutela della salute, nella quale viene indicato un piano di controllo e campionamento straordinario da svolgersi negli allevamenti (campioni di uova, mangimi,ecc.).

Ad oggi risultano essere stati ritirati dal commercio italiano vari lotti di uova o ovoprodotti perché dalle analisi risultavano contaminati da fipronil in quantità superiore al limite massimo consentito.

Il rischio legionellosi nelle strutture turistico ricettive: un rischio controllabile e prevenibile

Legionella spp. è un complesso di batteri  ubiquitari, naturalmente presenti negli ambienti acquatici, che possono però raggiungere le condotte cittadine e gli impianti idrici degli edifici sopravvivendo e moltiplicandosi in condizioni particolari; è responsabile di infezioni che possono avere un decorso simile ad una “malattia influenzale” oppure manifestarsi come “malattia del legionario”, una patologia grave con probabilità di esito mortale non trascurabile (10%).

Benché sia considerata un’infezione rara, è sottodiagnostica e sottonotificata: nel 2014 però in Italia sono stati registrati più di 1450 casi confermati (ISS, 2015).

Al fine di prevenire il rischio per i lavoratori e gli ospiti delle strutture turistiche sono state emanate diverse norme a livello internazionale, nazionale e regionale. In attesa di una nuova norma a livello UE la normativa italiana in vigore è rappresentata dalle

Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi (2015), approvate il 7 Maggio 2015 in conferenza stato‐regioni.

Il documento riunisce, aggiorna e integra in un unico testo tutte le indicazioni riportate nelle precedenti linee guida nazionali pertanto esso, le sostituisce integralmente.

Tra le novità introdotte dal nuovo testo si specifica che:

“I gestori di ogni attività nella quale siano presenti impianti potenzialmente a rischio legionellosi sono tenuti ad elaborare ed applicare un protocollo di valutazione e gestione del rischio”

Ogni struttura turistico-ricettiva deve individuare perciò una persona responsabile per l’identificazione e la valutazione del rischio potenziale di infezione, che sia esperto e che comprenda l’importanza della prevenzione e dell’applicazione delle misure di controllo.

La valutazione deve essere effettuata da una figura competente, responsabile dell’esecuzione di tale attività (ad es. igienista, microbiologo, ingegnere con esperienza specifica, ecc.).